Matteo Dedei (Storie di un matto)

Conosco Matteo su un autobus. Ogni giorno percorrevamo le stessa strada. Con la pioggia e con il sole. Non importava molto, a noi. Ricordo bene le sue scarpe, slacciate, che si intonavano perfettamente ai capelli scomposti. A me piacciono molto questo genere di personalità. I randagi. Nonostante la giovane età. Perché è così. E’ così e basta. Nella vita non si diventa. Ci si nasce un po’ fottuti. Lo vedevo camminare da solo, come un cane vagabondo, con le cuffie alle orecchie. Poi si nascondeva in una delle tante aule del liceo che frequentavamo. Dopo mesi sono riuscito a strappargli un saluto, sorridendo. Occhi marroni, barba, sguardo basso. Di uno che non ha alcuna voglia di iniziare un discorso. Ci ha avvicinato la passione per la musica, la musica con la emme maiuscola. Quella dei grandi cantautori italiani. La musica che tiene compagnia e racconta una storia, quando il caos del mondo sovrasta il nostro quotidiano. Quelle note che uscivano dai suoi auricolari mi hanno permesso, un giorno, di rivolgergli la parola. Ero ferrato in materia. Abbiamo anche suonato insieme qualche volta.Poi la sorpresa. Quando ormai le nostre vite, dopo la scuola, avevano preso strade diverse. Un sms in cui mi informava del suo primo album musicale: “Storie di un matto”. Un titolo, una storia. Servivano le immagini…